Eraclito, detto l’Oscuro, ma anche il “filosofo piangente”.
Nel panorama filosofico e nel pensiero occidentale occupa una posizione certamente di rilievo Eraclito di Efeso. Vissuto dal 540 al 480 a.C., è passato alla storia per le intuizioni relative al Panta Rei (tutto scorre). Secondo Eraclito il mondo sarebbe un “flusso permanente”, tale e tanto che “non puoi entrare due volte nello stesso fiume”.
Contemporaneamente allo sviluppo di questo pensiero, Eraclito continuava a lamentarsi della stupidità umana. Ma certamente non contribuiva a correggerla per il modo criptico e ambiguo di esporre i propri concetti.
Lui fu invece corretto anche dal suo discepolo Cratilo. Il quale sottolineò che siccome tutto scorre e tutto varia, seguendo questo assioma non è possibile bagnarsi in un fiume neppure una prima volta.
Il filosofo del Panta Rei sosteneva inoltre che i sensi, e in particolare “gli occhi e le orecchie sono cattivi testimoni” (ma gli occhi sono migliori delle orecchie). A questa constatazione, però, si fermava, non accettando il concetto di illusione. Rendendo così vano e zoppo un discorso filosofico che annega ancora prima di tradursi in pratico.
Un modo di esprimersi e di intendere lontano anni luce da Socrate, che al contrario di Eraclito riteneva di “sapere di non sapere”.
L’atteggiamento elitario dell’efesino fu poi smentito categoricamente dall’avvento del neo platonismo, ma ancor più decisamente alcuni secoli ancora più tardi dal pensiero moderno.
Agostino da Ippona constatava che “il cuore dei filosofi” si era oscurato. Sosteneva quindi che nella loro prosopopea i grandi pensatori si avviassero ad abbandonare gli “occhi della mente”. A questo argomento dedicò addirittura il suo saggio “Contra academicos”. In esso difese verità e certezza, ritenendo che i filosofi le avessero messe in secondo ordine privilegiando la ricerca della felicità fin dal tempo degli ellenisti (scettici, stoici e cinici).
Il rapporto col pensiero contemporaneo e il merito di Eraclito
Il pensiero moderno diede poi la spallata definitiva alla struttura concettuale eraclidea. Ma ancor di più sta facendo quello contemporaneo. L’accezione di illusione viene oggi comunemente accettata in ogni ambito. Compreso quello scientifico.
Le discipline più empiriche calcolano e discutono circa la possibilità che l’universo possa essere un ologramma. Viene dibattuta serenamente la possibilità che l’universo si articoli in diverse dimensioni, in cui un soggetto sia in realtà molteplice.
Quindi attenzione a citare Eraclito in riferimento al suo disprezzo verso la stupidità umana, perché è un’arma che rischia di ritorcersi contro chi la usa. Si conservi di lui il Panta Rei che fu certamente una pietra miliare della filosofia: suggestione impareggiabile.
Ma il grande merito di Eraclito può essere riconosciuto nell’importanza delle sue intuizioni cosmologiche. La “guerra degli opposti”, in cui vige la trasformazione della materia, in cui il fuoco è quella più primitiva e attiva, assumono una valenza straordinaria. Non certo per le implicazioni scientifiche, che come quelle filosofiche vanno prese nel contesto di 2500 anni fa. Il loro valore inestimabile consiste nell’aver tramandato alle generazioni successive la fede nell’ordine del cosmo.